Conosci tè stesso La frase “Conosci te stesso” (Gnovqi seautovn), di solito attribuito a Socrate, è in realtà una replica di una famosa iscrizione sul frontespizio del tempio dell’oracolo di Delfi: “Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo! “ L’antica concezione greca era che l’uomo è un microcosmo, un immagine fedele e precisa del macrocosmo o universo e così il detto Delphico di, conosci tè stesso è concordemente in linea con questo modo di pensare, se riesci ad auto-conoscerti allora avrai accesso ai misteri dell’universo, con più la conoscenza di sé è sviluppata, tanto più la comprensione del mistero dell’esistenza e della conoscenza del cosmo era più vicina alla comprensione. Le moderne teorie scientifiche cercano di spiegare la nascita dell’universo, la sua espansione, le dimensioni finite o infinite.
La relatività considera lo spazio sia finito o infinito, in funzione della sua estensione e dimensione. Conosci te stesso è il primo requisito che ci costringe a ragionare; è il fondamento del sapere ed è fonte di saggezza. Chi non conosce i propri difetti, non può migliorare, chi non conosce i propri obbiettivi, non ha nemmeno voglia di realizzarli, chi non sa che cosa gli manca, non può pensare di ottenerlo. La conoscenza del problema in sé non è una cosa facile da risolvere, la maggior parte dei nostri simili o lo sopravvaluta, o sottovaluta. E’ di fondamentale importanza di valutare esattamente l’auto-conoscenza di sé, cosi come siamo nella realtà, in base ai pregi e difetti, per decidere di adottare un comportamento adeguato su di noi ma anche nella famiglia e nella società. Dr. Helene P.
Questa frase più tardi diventerà una variante latina, attribuita a Cicerone: “Nosce te ipsum”
Se gestiamo la nostra conoscenza di sé, di auto-controllo, di auto-perfezionismo continuo, sarà più facile la distinzione tra apparenza e realtà, tra verità e menzogna, tra possibile e impossibile.
A prima vista, potrebbe sembrare che i nostri sentimenti sono evidenti, se però ci concentriamo con più attenzione percepiamo che siamo andati oltre il vero sentire legato a un determinato sentimento oppure che siamo in ritardo nella reazione in relazione a questo sentimento. Il monito di Socrate “conosci te stesso!” si riferisce in particolare a ciò che è essenziale dell’intelligenza emotiva: la consapevolezza dei propri sentimenti quando si presentano. Le persone esprimono le loro emozioni in modo diverso, nel senso di evidenziare (incapacità di controllo) o di possesso (controllo emotivo). Sia il controllo emotivo, come l'incapacità di raggiungerlo, sono direttamente dipendenti dalla intensità dello stimolo dei generatori di emozione e dei limiti situati all'interno della soglia di un equilibrio emotivo 1.Autocoscenza
2.Chiudersi in sè stessi
3.Accettazione
Socrate propone un ritorno alla umana conoscenza di sé stessi, considerando che tutti abbiano la possibilità di conoscere la verità quando la verità riesce a far ricordare che egli è nato, da questo punto di vista, il filosofo ateniese attribuisce a se stesso rispetto ai suoi discepoli il ruolo di levatrice che aiuta la nascita spirituale del (discepolo) nuovo discepolo.
Cosa significa la conoscenza di sé? Possiamo imparare a conoscere noi stessi? Le scienze psicologiche moderne, in particolare la psicoanalisi, ci mostra quanto è sconosciuto il subcosciente e quali potenti risorse esistono nelle strutture più profonde della psiche umana. L’affermazione più eloquente è di Giovanni Papini: “Non non sò quante persone conoscono il maledetto dolore di non ritrovare sé stessi come faccio cononoscere mè stesso quando non sono in grado ritrovami! “ Il problema è in definitiva più complesso di quanto sembri a prima vista, si potrebbe pensare che è molto facile ottenere la conoscenza, soprattutto perché sei l’oggetto della tua soggettività. Cosa succede quando pensi di conoscere tè stesso, senza una spiegazione su ciò che ti succede? Esiste dentro di noi la verità e la possiamo conoscere oppure si agisce seguendo uno schema predeterminato. Conoscere tè stesso significa trovare una risposta a questa domanda.
Quali sono le conseguenze alle affermazioni di cui sopra? Se concentriamo la nostra capacità di conoscerci verso un’unica direzione, allora le nostre possibilità di conoscerci si ridurranno proporzionalmente con lo sforzo profuso. Le debite conclusioni sono queste: la conoscenza del sé proposta da Socrate è utile nella misura in cui conoscere non è indirizzato solamente verso un unico tipo di conoscenza: concentrarsi sulla conoscenza spirituale potrebbe comportare la rimozione di una conoscenza oggettiva, mentre la tendenza verso l’orientamento di una conoscenza al di fuori della soggettività avrebbe come diretta conseguenza l’acutizzarsi dell’ignoranza.
Uno sguardo attento dietro l’oscurità deliberata che copre i simboli scentifici degli antichi avi, scoprirà che le parole “Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo” non significa solo conoscenza spirituale e di carattere, ma anche lo studio dettagliato della morfo-fisiologia cellulare e tutte le relazioni tra gli elementi che sono parte del mondo vivente.
Come ho detto, in ultima analisi, il corpo umano si riduce alla cellula come unità base, morfo-funzionale della materia vivente, l’umanità è ridotta a molecola sociale che è l’uomo, il mondo si riduce a una stella e l’universo si riduce a galassia. Ma cellula, umanità, mondo astrale, universo, non sono altro che PARTE della stessa UNITA’.
Le cellule si raggruppano per formare un organo, gli organi si raggruppano per formare un sistema e la loro unione forma un individuo. Questa è la progressione che forma l’uomo nell’aspetto fisico, l’individuo non è altro che una cellula dell’umanità. Ma l’umanità non è altro che una cellula di animalità, e l’ animalità non esprime altro che l’unità dei regni che esistono sul pianeta.
I satelliti ruotano intorno ai pianeti, i pianeti intorno ai soli e formano le galassie mondi, le galassie sono cellule dell’universo. La legge che la natura segue si ritrova ovunque.
Questa progressione di unità disposte al di sotto di altre unità, questa serializzazione che parte dal quantum fino all’unità prima si verifica ovunque. Le galassie seguono la stessa legge che governa la vita delle formiche.
Per studiare come le cellule si sono raggruppate per formare un organo, significa studiare il modo in cui i regni si raggruppano per formare il mondo, quindi significa studiare il modo col quale alcuni individui si raggruppano per formare una famiglia come organo dell’umanità.
Studiare la formazione di un apparato composto di organi, è come studiare la formazione di una nazione costituita da famiglie o le galassie composte dai pianeti.
Tutto è simile, conoscere il segreto della cellula o atomo significa conoscere l’universo. L’assoluto è ovunque. Tutto è nel tutto. Il principio olistico splende in tutta la sua magnificenza.
Se l’uomo è una cellula di umanità, l’umanità sarebbe un apparato di un essere animato chiamato Terra? Conformemente a questa idea la Terra potrebbe essere un organo, mentre il sole, il cervello di un essere superiore chiamato galassia. Continuando nell’idea la galassia potrebbe essere un organo dell’universo e gli universi organi del macrocosmo. Sono domande che l’umanità si pone oggi come nel passato gli antenati le ponevano alla Sfinge.
Verrà il tempo quando di progresso in progresso di universo in universo l’uomo riuscirà a capire l’astrazione nella sua forma più elevata. Probabilmente in quel momento l’uomo sarà in grado di vedere la materia nel suo equilibrio, l’unità e la divisibilità del tutto e la Forza Suprema opponendosi a sé stessa per creare. Allora capirà che siamo unici e irripetibili e al contempo parti identiche del miracolo chiamato UNIVERSO