La propoli è una delle sostanze elaborate dal meraviglioso laboratorio biochimico chiamato alveare. Si tratta di una sostanza resinosa di origine prettamente vegetale che le api raccolgono dalle gemme, dalla corteccia e dalle varie "ferite" delle piante, elaborata dalle api dopo il raccolto, con l'aggiunta di cera, polline ed enzimi prodotti dalle api stesse.
Foto: Una dimostrazione indiretta sull'antica esistenza delle api e l'indissolubile legame tra insetti e mondo vegetale: una pietra di ambra (resina fossile prodotta da alberi milioni di anni fa) sfida secoli e a volte nasconde insetti rimasti intrappolati al suo interno.
Esistono diverse teorie sull'origine della propoli. La teoria da Kustenmacher che ipotizza un'origine interna all'alveare è meno accreditata in quanto non è stata ancora dimostrata. La più accreditata attualmente è quella formulata da Rosch che ha osservato le api raccogliere le resine dagli alberi con le mandibole per poi elaborarle con le zampe anteriori, mediane e posteriori fino a condurle nella borsa pollinica. La raccolta è più laboriosa del polline ( perché questa sostanza è molto densa e appiccicosa) e viene fatta di alcune api che hanno questo ruolo ben determinato nel complesso sistema di divisione del lavoro specifico nell' alveare. Il trasporto avviene, come per il polline, facendone due pallottole e trattenendole con l'apposita setola sul paio di zampe posteriori.
Foto: Api depositano la propoli nel favo
In Europa, le principali fonti di propoli sono: betulla, nocciolo, quercia, pioppo, castagno, faggio, salice, varie specie di conifere (abete, pino, ginepro, abete rosso). Negli Stati Uniti, le principali specie utilizzate dalle api per la raccolta, sono pioppi e conifere, mentre in Sud America, Araucaria, Eucalipto e Rosmarino. In Sud Africa, è usata l'Acacia Karroo, mentre in Australia e nelle zone tropicale, Xanthorrhoea sp. Nelle isole del Pacifico, la propoli è raccolta dalle specie di Plumeria, Schinus e Psidium Il nome "propoli", usato da Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis e da Aristotele, deriva dal greco " pro" ( davanti) e "polis" ( città), ovvero "davanti alla città" e in senso figurato, assume il significato di "difensore della città" perche le api, lo utilizzano per difendere la loro città (l'alveare) dai pericoli che possono minacciarla - predatori o malattie:
1) "Difesore della città"
La propoli è un ottimo stucco e un forte collante: con essa, le api costruiscono vere barriere dietro la porticina d'ingresso per meglio controllare l'eventuale arrivo di nemici; chiudono ogni fessura dell'arnia per un miglior isolamento termico e per impedire l'accesso a visitatori non graditi, come le formiche; consolidano l'attaccatura dei favi e incollano tutto ciò che a loro sembra poco stabile.
2) Potente disinfettante e battericida
Con la propoli sono verniciate le pareti interne dell'arnia, specie le parti scabrose e gli angoli dove potrebbero facilmente annidarsi batteri e muffe, sono spalmati i nuovi favi in modo che l'interno delle cellette, dove la regina deporrà le uova, risulti completamente disinfettato. Infine, con propoli aggiunta alla cera, le api ricoprono totalmente piccoli animali o insetti che, penetrati nell'arnia e uccisi, non possano per la loro mole essere trasportati all'esterno (una vera mummificazione).
Forse molti non hanno mai sentito parlare di propoli ma le sue qualità batteriologiche e antisettiche sono note fin dall'inizio della storia dell'umanità. La scoperta e l'utilizzo della propoli risalgono a tempi antichissimi, circa 6000 anni fa. I sacerdoti egiziani la usavano per mummificare le spoglie dei faraoni, mentre i medici la impiegavano per trattare le infezioni della pelle, dell'apparato respiratorio e come cicatrizzante e disinfettante delle ferite. Anche i greci, i daci, i romani, gli arabi e gli incas ne conoscevano le proprietà. I greci lo applicavano sulle ferite, ciò lascia intuire le sue caratteristiche antimicrobiche. Il famoso filosofo greco Aristotele, ha costruito un alveare trasparente per meglio studiare le api. Le api pero, non hanno voluto rilevare il loro "segretto" e quindi hanno coperto all'interno la parete trasparente con una sostanza scura - probabilmente propoli. L'origine della propoli è stata oggetto di controversia tra due scrittori romani - Plinio e Dioscoride. Il primo credeva che la propoli non è altro che resina secreta dalle gemme di salice, pioppo, castagno e altre piante, raccolta dalle api, mentre il secondo credeva che le api raccolgono la propoli da Styrax. Molto più tardi, dati sull' uso della propoli sono trovati nelle opere di Galeno e Varron. Nel suo noto lavoro " Il canone della scienza medica," Abu Ali Ibn Sina (Avicenna) parla di due cere: cera pura e cera nera. A suo parere, la cera pura è usata alla costruzione dei favi mentre "la cera nera" fa parte dell' alveare. E' molto chiaro che parlando di "cera nera", Avicenna descriveva infatti la propoli. Nel medio evo, la cura con propoli fu menzionata in tutti i libri di medicina. Considerata un tempo soltanto come una resina che disturbava il lavoro dell'apicoltore, successivamente, nella propoli sono state individuate molteplici virtù terapeutiche e antibiotiche, speso usate nella medicina popolare. Nella medicina popolare grusinica ad esempio, la propoli è utilizzato per disinfettare e accelerare la cicatrizzazione dell'ombelico dei neonati, mentre per combattere la parodontosi e la carie, si prepara una pasta per i denti e le gengive contenente miele, olio di oliva e propoli in parti uguali. Nella medicina popolare rumena, la propoli ha un posto principale e ben meritato come principio terapeutico universale, usato nella cura della maggior parte delle malattie. Consigliata in forma grezza, come tintura o pomata, singola o spesso associata ad altri prodotti delle api o diversi estratti di piante, la propoli è quasi sempre consigliata dalla medicina popolare come rimedio in una varietà di disturbi interni ed esterni. Gli apicoltori rumeni hanno anche una loro tradizione: masticare un pezzo di propoli grezzo ogni volta che aprono un alveare; a questo punto, raramente si riesce a vedere un apicoltore che va dal medico! Nelle regioni alpine, nell'Unione Sovietica, in Romania, in Francia e in alcune regioni boschive dei paesi nordici si è mantenuta fino ad oggi la tradizione di preparare unguenti antiemorroidali dalla resina di svariate specie arboree: abete bianco, abete rosso, larice, ginepro e betulla. Si tratta di rimedi efficaci contro i dolori insopportabili e in questi casi, l'unguento di propoli è usato anche internamente. Nell'era moderna si è fatto ricorso alla propoli per curare con successo ustioni e ferite da arma da fuoco. Negli ultimi decenni, gli scienziati hanno messo in evidenza i suoi componenti, la sua azione e le sue proprietà e la terapia con propoli è diventata parte importante integrata nell'apiterapia, una delle più note forme di terapie complementari e alternative. Continua....
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Dr.Helene P.